Fondo Angela Miglietti
Inventario a cura di Marina Brondino (2020)
Con la collaborazione di Elena Petricola
Versione integrale dell’inventario
Introduzione
A cura di Elena Petricola
I documenti di Angela Miglietti sono stati donati all’Archivio delle donne in Piemonte dalla Galleria delle donne di Torino Sofonisba Anguissola, che a sua volta le aveva ricevute dalla figlia di Angela dopo la sua morte.
Grazie alle risorse della convenzione stipulata tra la Federazione Làadan Centro culturale e sociale delle donne e la Regione Piemonte, ArDP ha potuto finalmente riordinare il fondo.
La presenza delle carte di Angela Miglietti nell’Archivio delle donne in Piemonte porta nuove prospettive nel nostro archivio storico per diverse ragioni.
La prima è sicuramente quella personale di Angela stessa, il suo percorso di vita e politico, come spesso accade intrecciati e dialoganti tra loro senza che spesso l’uno si possa distinguere dall’altro.
La seconda è la sua esperienza nei femminismi: la sua, come per molte, profondamente trasformativa e fondativa, e allo stesso tempo coinvolgente al punto da farne figura riconosciuta dalle altre donne, punto di riferimento nelle situazioni condivise.
La terza riguarda infine come il suo fondo personale dialoga con il patrimonio del nostro archivio storico, cresciuto negli anni anche a favore di una maggiore disponibilità di documenti relativi alla storia politica delle donne e all’esperienza dei femminismi.
Il nome di Angela è sempre associato a una fortunata circostanza di collaborazione e caparbietà che ne fa la traduttrice dall’inglese all’italiano di Noi e il nostro corpo, un libro di grandissimo successo negli anni Settanta e anche in seguito, che nasce dal pamphlet scritto dal Women’s Health Book Collective di Boston intitolato Our Bodies, Ourselves. A Book by and for Women.
Un lavoro svolto dal collettivo statunitense che permise di raccogliere una delle pratiche elaborate tra la fine degli anni Sessanta e negli anni Settanta in numerose parti del mondo: conoscere il proprio corpo, nominarne le parti e le funzioni, riappropriarsene e sentirlo amico e terreno conosciuto, in termini di benessere, sessualità, salute.
Queste pratiche ebbero un’importanza fondamentale nei femminismi, sia in termini di empowerment sia dal punto di vista dell’autodeterminazione. Grazie a questi percorsi, ne nacquero le critiche al discorso medico, il desiderio di cambiare positivamente la sessualità, i discorsi sulla contraccezione e sull’aborto, sul lesbismo e altri temi ancora che hanno messo al centro il corpo delle donne.
Per queste ragioni, Angela, leggendo il pamphlet delle femministe di Boston, comprende la forza di quell’esperienza e l’importanza di veicolarla. Si dedicherà quindi alla traduzione, anche se purtroppo le sue compagne di collettivo faranno fatica ad accompagnarla, non dando altrettanta importanza al lavoro di traduzione, come la stessa Angela ha raccontato tante volte, nell’ introduzione al libro e in varie interviste e ricostruzioni, ma troverà l’appoggio e l’incoraggiamento delle donne di Boston[1].
Il libro avrà un enorme successo, rispecchiando l’esigenza di migliaia di donne di conoscere il proprio corpo senza imbarazzi e vergogne, rispettandosi e rispettandone ritmi ed esigenze. Ai primi anni Duemila contava quattro milioni di copie vendute.
L’esperienza di Noi e il nostro corpo racconta qualcosa anche di Angela ovviamente: una donna di una generazione precedente a quella che in media è coinvolta nel ’68 e successivamente nei diversi movimenti, di famiglia benestante, che si ritrova per sua scelta separata dal marito a cambiare vita nel corso degli anni Sessanta. Quarantenne e con due figli, inizia a lavorare e ad avvicinarsi alla politica, e come tante inizia nella sinistra radicale.
La sua traiettoria di vita non è dunque quella della politica di professione, ma di passione politica per scelta e per necessità direi esistenziale. E come per molte le sue carte mostrano come una vita apparentemente ordinaria diventi invece un’occasione per conoscere un’esistenza eccentrica e dedicata alla costruzione di opportunità, soprattutto insieme ad altre donne.
Quest’ultimo aspetto infatti emerge dalle carte di Angela come un nodo fondamentale: insieme ad altre, senza perdere la propria specificità, vuole costruire nuovi spazi di discussione, confronto e azione. L’esperienza nei femminismi sembra essere davvero un nodo fondamentale, anche accompagnandone le diverse fasi. Tra queste l’adesione alle battaglie del movimento delle donne, la disponibilità alla discussione e riflessione insieme ad altre e l’esperienza dell’autocoscienza, o presa di coscienza, come momento fondamentale del suo stare con le altre.
Dai documenti emerge infatti il suo attraversamento di situazioni diverse, come successo a tante, nel suo caso accompagnando la nascita di diversi collettivi, come il Collettivo delle Compagne, esperienza pionieristica a Torino, e quello di via Petrarca, ad altre forme di azione collettiva femminista come l’attività culturale de Le Sorelle Benso.
A queste si aggiunge, già dagli anni Settanta, la partecipazione al Gruppo storico, un gruppo informale di donne che hanno vissuto i femminismi a Torino e desiderano ricostruirne i vari percorsi. Il Gruppo storico lavorerà praticamente fino agli anni Novanta, per arrivare infine alla pubblicazione di Femminismi a Torino[2].
Angela partecipa e rivede le sue carte anche alla luce di questo lavoro: per suscitare e consolidare i ricordi, costruire memoria, condividerla.
Per queste ragioni, la struttura del fondo rispecchia un andamento legato in primo luogo alla sue esperienze nei femminismi, articolato intorno ai gruppi e temi citati e seguito da un focus specifico dedicato a Noi e il nostro corpo, grazie al quale si possono seguire i lavori di traduzione, i vari passaggi editoriali e lo scambio con il collettivo di Boston, che permette di affacciarsi al metodo di lavoro condiviso e alle scelte politiche che hanno guidato tutta la vicenda.
Nel fondo segue un terzo nucleo, che ha caratterizzato la vita di Angela ed è connesso con la sua esperienza nei femminismi: corpo e salute trattati attraverso la conoscenza delle erbe oppure attraverso pratiche quali lo Yoga e lo Shiatsu. Per quanto possano apparire distanti dal nucleo precedente, queste pratiche, molto presenti nella vita di Angela, ne caratterizzano l’esistenza soprattutto dopo gli anni Settanta, divenendo un impegno costante e facendone una figura di riferimento negli ambienti delle reti informali femministe torinesi.
Com’è noto, gli ambienti femministi avevano infatti promosso una profonda revisione del ruolo della medicina, soprattutto nella vita delle donne, sicuramente toccando anche degli eccessi, ma aprendo la strada a una riscoperta di saperi altri, o di una commistione con filosofie e medicine di altri contesti, principalmente asiatici.
Non si tratta di un approccio teorico, per quanto dal fondo risulti evidente come Angela abbia approfondito molti temi a riguardo, ma di nuovo di un percorso basato su esperienza, approfondimento e condivisione.
Infine, è presente un quarto nucleo di documenti strettamente personali legati a ricordi, momenti di vita familiare e vari interessi coltivati da Angela.
Tra questi, come ben rappresentato da Noi e il nostro corpo, emerge importante l’attività di traduzione, svolta anche come espressione del suo attivismo politico al fine di veicolare testi e notizie.
Il lavoro di riordino ha beneficiato della pluriennale collaborazione di Marina Brondino con ArDP, con la quale abbiamo già molte volte condiviso un metodo di lavoro che permettesse alle specificità presenti in un archivio storico dedicato alle donne di emergere: dal lavoro sulle descrizioni e sul lessico alle indicizzazioni, abbiamo visto nel tempo che sono molti gli aspetti del lavoro archivistico che vengono toccati[3] e che anche in questa occasione tornano in gioco.
Allo stesso tempo, una parte della documentazione presenta aspetti e informazioni sensibili, dovuti allo specifico contesto dell’ambiente femminista, quali ad esempio la pratica dell’autocoscienza, e molte informazioni e riflessioni scambiate tra donne che toccano aspetti personali quali la salute e la sessualità, hanno richiesto altrettanta attenzione sul versante della privacy, come segnalato nell’inventario.
Venendo infine al contesto dell’Archivio delle donne in Piemonte, il fondo di Angela Miglietti rappresenta un grande arricchimento. Per quanto detto fino ad ora e per la possibilità di dialogare con altri fondi personali. Presso ArDP, infatti, i fondi di Margherita Plassa, con molte esperienze comuni con Angela Miglietti, quello di Agnese Piccirillo per analoghe ragioni e quello di Mariateresa Battaglino per altri versi, ma sempre nel comune humus femminista, cominciano a offrire un patrimonio di sguardi e temi davvero significativo per la ricerca e per documentare anche in modi diversi quella complessa esperienza nel contesto torinese, ma anche i tanti legami e scambi a livello nazionale e transnazionale, come la relazione con le donne di Boston, nel caso di Angela Miglietti, ben dimostra. E le traiettorie individuali arricchiscono e rendono anche più complessa la lettura di questi percorsi. Con loro anche il fondo Livia Laverani Donini e l’Iperfondo Donne e scienza offrono altrettanti punti di contatti per i decenni successivi agli anni Settanta.
E fuori dall’Archivio delle donne in Piemonte, ma con un buon vicinato grazie alla comune fondazione e poi convivenza all’interno di Làadan Centro culturale e sociale delle donne, possiamo ricordare l’Archivio Piera Zumaglino, conservato presso la Casa delle donne, che permette un dialogo altrettanto stretto tra archivi, non solo per prossimità fisica, ma anche per quella particolare commistione tra archivi personali e di movimento che ricorre particolarmente nella documentazione riguardante gli anni Settanta e che spesso sono il principale veicolo di trasmissione di documentazione, altrimenti a rischio dispersione, soprattutto quando si tratta di esperienze e organizzazioni informali.
[1] Angela Miglietti, Noi e il nostro corpo. Storia di una traduzione, a cura di Stefania Voli in “Zapruder”, n.13, 2007, pp. 108-115, consultabile alla pagina http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2017/12/Zap13_12-Voci.pdf
[2] Vd. Introduzione di Ines Damilano in Piera Zumaglino, Femminismi a Torino, Milano, FrancoAngeli, 1996, pp. 11-18.
[3] Per questi aspetti mi permetto di rimandare alla mia Introduzione all’inventario del fondo di Mariateresa Battaglino, a cura di Marina Brondino, consultabile e questo indirizzo https://www.archiviodonnepiemonte.it/wp-content/uploads/2018/01/ArDP_Battaglino_inventario.pdf
Nota biografica
Angela Pavesi Miglietti (Torino, 23 maggio 1916 – 4 maggio 2011)
Di famiglia benestante, svolge gli studi al liceo classico e approfondisce lo studio delle lingue. In seguito, si sposa e ha due figli, per poi separarsi all’inizio degli anni Sessanta. Si trova così a fronteggiare una nuova situazione personale, non così diffusa ancora in quegli anni, nella gestione del ménage familiare, nella socialità e con la necessità di lavorare, trovando occupazione nell’artigianato tessile.
In seguito a questa esperienza di vita cerca nuove dimensioni relazionali, a lei più affini.
Nel 1968 inizia a frequentare il Collettivo Comunicazioni rivoluzionarie (CR) della sinistra extraparlamentare, fondando con altre donne del Collettivo, tra le quali Maria Teresa Fenoglio, il Collettivo delle Compagne, uno tra i primi gruppi femministi torinesi.
Attraverso i contatti stabiliti con il Women Liberation Movement, grazie a un viaggio di Maria Teresa Fenoglio negli Stati Uniti, Angela Miglietti traduce il libro del Women’s Health Book Collective, Our Bodies Ourselves, che dopo essere circolato in forma di traduzione militante è stato pubblicato nel 1974 da Feltrinelli con il titolo Noi e il nostro corpo, presto diventato un testo fondamentale per il movimento delle donne in Italia e nel mondo. L’attività di traduzione è presente anche per altre pubblicazioni, in modo informale, come attività svolta in maniera militante nei collettivi dei quali fa parte per promuovere la circolazione di testi politici femministi, soprattutto in lingua inglese.
Contribuisce alla nascita e alla vita di numerosi collettivi, fa l’esperienza dell’autocoscienza e sostiene i numerosi obiettivi dei femminismi di quegli anni, divenendo una figura conosciuta e di riferimento del movimento delle donne torinese.
Nel febbraio del 1976 è tra le fondatrici, a Torino, dell’Associazione culturale Le sorelle Benso che aveva sede in via XX Settembre 64, luogo di incontro caratterizzato dalle pratiche femministe e che ospitava una piccola biblioteca circolante. Nel 1979 partecipa alla nascita della Casa delle donne di Torino.
Nel corso degli anni si dedica alla cura del corpo con metodi naturali e attraverso pratiche diverse: approfondisce la conoscenza dell’uso delle erbe, diventa esperta di yoga e shiatsu e tiene numerosi corsi presso la Casa delle donne di Torino.