Coordinamento donne contro la violenza poi Associazione Donne contro la violenza
Inventario a cura di Marina Brondino (2021)
Versione integrale dell’inventario
Introduzione
A cura di Elena Petricola
Il fondo Coordinamento donne contro la violenza, poi Associazione donne contro la violenza, arriva all’Archivio delle donne in Piemonte nel 2012, grazie alla donazione delle proprie carte da parte di Marilla Baccassino.
I documenti, in seguito al riordinamento organizzati in quattro serie, offrono la possibilità di conoscere la storia e le attività di questa organizzazione, che rappresenta un passaggio importante nella riflessione e nella pratica di contrasto della violenza contro le donne, non solo per la realtà torinese ma anche come iniziativa che assume un peso importante a livello nazionale.
Il Coordinamento infatti si avvia nel 1983 intorno a una delle sue ragioni di esistenza: offrendo supporto a una donna coinvolta in un processo per stupro, volendo in questo modo mettere in atto una relazione solidale e denunciando come la violenza contro una donna riguardi tutte le altre donne.
Inoltre, costituirsi parte civile e dare supporto gioca un ruolo importante anche verso quelle forme di cosiddetta vittimizzazione secondaria, tristemente note, per le quali le donne da parte lesa passano a essere indagate con inopportune valutazioni sulla persona, quali stile di vita, abbigliamento, eventuali relazioni con gli indagati e così via.
Il Coordinamento, nella sua forma più spontanea e iniziale, nasce e trova sede nella Casa delle donne di Torino, radicandosi nella lunga pratica di riflessione e contrasto della violenza, costruita collettivamente nel corso degli anni Settanta, attraverso l’esperienza femminista e dunque con la condivisione, l’autocoscienza, le riflessioni sulla sessualità, ma anche sul piano giuridico, con la contestazione del codice penale e con la richiesta di una legge adatta a perseguire la violenza sessuale riconoscendo il danno alla persona e non alla morale, come previsto dal Codice Rocco. Legge che incredibilmente verrà approvata solo nel 1996.
Azioni diverse, dunque, volte a rendere la stessa realtà quotidiana più vivibile e a trasformare cultura e immaginario, come era stato nel caso dell’iniziativa Riprendiamoci la notte, nel dicembre del 1976, sono dunque percorsi comuni per le realtà femministe torinesi.
Per queste ragioni i collettivi della Casa delle donne, con l’Intercategoriale donne Cgil Cisl Uil e con l’Unione donne italiane formalizzano nel 1984 la nascita del Coordinamento donne contro la violenza.
Nella premessa dello statuto, tra le carte conservate nel fondo, vengono esplicitati i punti di riferimento di questa comune riflessione:
Se la discriminazione sessuale è un elemento culturale e di costume della nostra società, che unisce le donne nella ricerca del cambiamento e nel superamento delle cause e delle conseguenze di tale discriminazione e nella difesa dei diritti delle donne, l’oppressione sessuale è il punto centrale di questa lotta.
È sulla sessualità che il movimento delle donne ha elaborato, con l’autocoscienza e con altre forme di ricerca, un punto di vista e una pratica che affermano la libera autodeterminazione di ogni persona circa la propria sessualità, la centralità del rapporto tra i sessi come momento specifico dell’essere donna, lo stretto legame tra vita privata e contesto pubblico.
Ogni forma di violenza e di oppressione inerente questi rapporti è emblematica di tutte le altre forme di oppressione e di discriminazione, poiché accentua e rende più palese lo stato di subordinazione della donna, stato che pure è presente nel lavoro, nella cultura, nel costume e ancora, di fatto, nella famiglia.
Al centro dell’attività del Coordinamento si colloca il consultorio giuridico i cui obiettivi sono appunto dare supporto alle donne che, per ragioni diverse, si trovino ad affrontare la violenza nelle sue diverse forme: sessuale, fisica e psicologica, domestica e familiare, nell’ambiente di lavoro. Inoltre, il Coordinamento si pone come obiettivo agire da soggetto attivo costituendosi parte civile nei processi, per dare appunto maggior sostegno alle donne coinvolte, e per esprimere simbolicamente e concretamente una presa di parola collettiva.
Le carte dunque ci raccontano di progetti e iniziative, volte proprio a far procedere, parallelamente all’attività del consultorio, anche le iniziative di carattere culturale e giuridico che diano supporto a un cambiamento radicale.
Come spesso ci è accaduto, anche in questo caso il riordinamento ha richiesto numerose riflessioni, grazie al lavoro di Marina Brondino, con la quale condividiamo ormai da anni il lavoro sui fondi archivistici: non solo sulle questioni riguardanti la struttura ma anche rispetto alle necessarie accortezze da dedicare alle questioni riguardanti la privacy e il linguaggio.
Non è la prima volta infatti che l’Archivio affronta tematiche che richiedono specifiche attenzioni rispetto ai dati personali, aspetti che i diversi fondi personali e di gruppo riguardanti i femminismi hanno spesso suscitato e permesso di affinare, come segnalato negli altri inventari, e che in questo caso riguardano un tema delicato e che ci sta molto a cuore come quello del contrasto della violenza, sia per quanto riguarda singoli casi sia per quel che concerne riferimenti più generali.
Inoltre, una volta di più, il fondo del Coordinamento donne contro la violenza si colloca in quella rete di relazioni che ha contribuito a portare nel nostro archivio storico, così come in quello della Casa delle donne di Torino, con il quale condividiamo molte affinità, documenti ed esperienze che dialogano strettamente tra loro, con numerosi aspetti di continuità. Lo testimoniano i soggetti che hanno voluto la nascita del Coordinamento e le diverse relazioni tra singole e gruppi già ricordate negli altri inventari.
Di qui, la documentazione permette di ricostruire anche importanti passaggi relativi alla nascita delle realtà che hanno voluto combattere la violenza contro le donne a partire dagli anni Settanta e Ottanta, restituendoci così non solo un’esperienza locale ma anche la dimensione nazionale di questa mobilitazione che si radica nelle esperienze femministe.
Nota storica
Come per molte esperienze di quegli anni, il Consultorio Giuridico si avvia informalmente nel 1983 e solo nel 1984 viene formalizzato l’atto di costituzione, firmato il 10 aprile 1984 nello studio notarile di Grazia Prevete (n. 14947 di repertorio, n. 1473 di raccolta).
L’associazione costituita dall’UDI, dall’Intercategoriale donne CGIL CISL UIL e dai collettivi della Casa delle Donne di Torino, si proponeva di
“- attivare la lotta contro ogni forma di violenza contro le donne, specialmente quella sessuale;
– difendere le donne nei momenti di confronto con la giustizia e le istituzioni, tramite l’assistenza legale e la mobilitazione delle donne, la costituzione di parte civile nei processi penali e ogni altra iniziativa giudiziaria a tutela dei diritti e degli interessi delle donne;
– organizzare un punto di riferimento per la tutela dei diritti delle donne, per la consulenza, l’orientamento e l’assistenza;
– elaborare studi, ricerche e promuovere convegni e incontri sul tema in questione;
– promuovere iniziative utili a sensibilizzare l’opinione pubblica, i mass media, le istituzioni e tutti gli organismi che operano nel campo sociale” (articolo 2 dello Statuto).
Le volontarie dell’associazione attivano un Consultorio giuridico presso la sede della Casa delle Donne di Torino, in un primo tempo in via Fiochetto poi in via Vanchiglia.
Nel 1999, per questioni amministrative, l’associazione modifica la propria ragione sociale diventando “Associazione di volontariato onlus. Donne contro la violenza” con atto redatto da Grazia Prevete il 18 maggio di quell’anno.
In seguito a dissapori personali e questioni sorte nella gestione e condivisione della sede l’associazione di fatto sarà sciolta all’inizio degli anni 2000.
Bibliografia
Avvertenza: questo elenco non ha pretese di esaustività.
Quanto costa la violenza: i servizi sociosanitari e le conseguenze della violenza fisica e sessuale delle donne: ricerca inchiesta nella Regione Piemonte, a cura dell’Associazione Donne contro la violenza, Torino, 1999.
Archivi delle donne in Piemonte. Guida alle fonti, a cura di Paola Novaria e Caterina Ronco, Centro studi piemontesi, Torino, 2014, p. 149.
Nota archivistica
Estremi cronologici: 1984-2006
Consistenza: 2 ml circa – 59 fascicoli contenuti in 18 unità di conservazione (faldoni)
Storia archivistica e descrizione:
Le carte, versate da Marilla Baccassino all’Archivio delle Donne in Piemonte nel 2012, documentano la costituzione, il funzionamento e le attività dell’associazione.
Il lavoro di riordino è stato realizzato nel 2021 ed è consistito nella schedatura analitica di tutta la documentazione.
La documentazione si presentava sistemata in contenitori di varia natura in modo talvolta caotico, ma in cui si potevano riconoscere da una parte criteri funzionali alle attività principali – il Consultorio giuridico e l’elaborazione di studi e iniziative di approfondimento e informazione – mentre d’altra parte emergeva chiaramente una forte impronta personale delle donne che avevano avuto mandati di presidenza e maggiore responsabilità nella gestione amministrativa e relazionale.
Le scelte di riordino sono state effettuate con il maggior rispetto possibile delle collocazioni originali, intervenendo solo nei casi in cui la sistemazione originale poteva pregiudicare la consultazione o rendere complicato ricostruire un’attività.
Ulteriore fonte di complicazione è senz’altro il forte intreccio con la Casa delle Donne e con l’UDI torinese da cui l’associazione prende le mosse, dalla condivisione della sede e dall’appartenenza delle donne maggiormente coinvolte a una o entrambe.
Occorre segnalare inoltre una produzione consistente di documenti funzionali alla presentazione delle domande di contributi ad enti istituzionali e privati, tra cui sono presenti relazioni e presentazioni di progetti preziose per la ricostruzione delle vicende del Coordinamento, che si è scelto di lasciare nella loro collocazione originale.
Struttura:
La documentazione è stata strutturata in quattro serie:
1. Costituzione, organizzazione e amministrazione
11 fascicoli
1984-2006
2. Corrispondenza
9 fascicoli
1984-2002
3. Consultorio giuridico e partecipazione a processi
19 fascicoli
1984-2002
4. Progetti e iniziative
20 fascicoli
1984-2002
Condizionamento:
I fascicoli (unità archivistiche) sono stati condizionati in cartelline con etichette riportanti la denominazione del fondo e la segnatura.
I contenitori originali non adeguati alla conservazione, i fermagli metallici e le buste in plastica, presenti in gran numero, sono stati sostituiti.
Le unità archivistiche sono state raccolte in faldoni con fettuccia, in cartone non acido adeguato alla conservazione di materiali documentari, (unità di conservazione) che recano sul dorso etichette con la denominazione del soggetto conservatore, la denominazione del fondo, la sigla alfanumerica dell’intervallo dei fascicoli contenuti e il numero di corda progressivo dell’unità di conservazione.
Strumenti di consultazione
La schedatura e il riordino sono stati effettuati sulla piattaforma Mèmora, elaborata dal CSI Piemonte e messa a disposizione dalla Regione Piemonte, e sarà consultabile online.
L’inventario prodotto è inoltre disponibile alla consultazione sia in forma cartacea sia digitale in formato Word e pdf presso la sede dell’Associazione Archivio delle Donne in Piemonte e online sul sito dell’associazione all’indirizzo www.archiviodonnepiemonte.it/fondi-documentari/.