A fine giornata: quali spunti per andare oltre? – Elisabetta Donini
Il compito che mi sono assunta mi espone a molti imprevisti, ma questa mi appare come una condizione suggestiva assai più che come un rischio; gli esiti della giornata sono infatti ancora largamente aperti mentre scrivo qui questo abstract e sarà soltanto a valle di tutti i lavori che verranno confermate oppure no le chiavi di lettura che mi sembra di intravvedere. A partire dai titoli, dagli abstract, da quanto ci si è dette nei contatti preliminari credo che la maggior parte delle relatrici – se non tutte – proporrà interrogativi e casi di studio incentrati sulla relazione tra memoria e storia e tra storia, soggettività e libertà femminile, quale che sia il particolare ambito che ciascuna prenderà in esame (conventi femminili, casi giudiziari, situazioni di lavoro, presenza nelle istituzioni, rapporti tra emancipazione e differenza nella storia delle donne protestanti, vicende di strutture educative, diversi vissuti e diversi modi di partecipazione di donne nella Resistenza…)
Dai problemi di individuazione di fonti che possano restituire una autenticità di pensieri e esperienze di donne non mediata da manipolazioni maschili alle questioni poste dalla costruzione e poi dai modi di gestione di archivi che tendano a un lavoro in rete non elitario, mi è parso che l’intenzione prevalente sia quella di lavorare perché le tracce delle donne vengano riconosciute come fondamento essenziale del fare storia e possano così agire per il cambiamento del presente.
Non sono compiti facili e alcune relazioni segnalano anche certi limiti di quanto si è fatto fino ad ora: la frammentazione del procedere per ricerche su singoli casi, la mancanza di lavoro sistematico, i molti vuoti da colmare anche là dove sembrerebbe ormai acquisito il riconoscimento di ambiti in cui le donne sono state protagoniste, come nel caso della categoria di “resistenza civile” ritenuta oggi una componente essenziale della Resistenza ma non ancora esplorata nella sua complessità anche per le riletture cui potrebbe portare circa i rapporti di genere nella lotta di Liberazione.
Perciò arrivo al convegno con attese non so quanto fondate; soltanto lo scambio che là avverrà potrà dire se vorremo uscirne avendo fatto qualche passo in più oltre la dispersione e per rinforzare collettivamente il lavoro di ciascuna.
Elisabetta Donini, già docente di Fisica presso l’Università di Torino, dagli anni ’80 del secolo scorso ho avuto come interesse di ricerca prevalente la critica femminista della scienza. Femminista e pacifista, sono impegnata sul piano pratico in esperienze di costruzione di relazioni di riconoscimento reciproco tra e con donne di parti in conflitto; sul piano teorico ho cercato di analizzare i caratteri maschilisti e patriarcali impressi nella violenza e nella guerra. Esplico queste mie scelte essendo attiva nella rete internazionale delle Donne in Nero.
Nel 2006 ho contribuito a fondare l’Archivio delle Donne in Piemonte.