Nicoletta Giorda 

Fonti scritte
Nella stesura del volume Fare la differenza. Storia dell’Intercategoriale donne Cgil Cisl Uil 1975-1986 Edizioni Angolo Manzoni, Torino 2007 sono partita dalle fonti scritte (volantini e documenti).
Era importante avere solide fondamenta in “fonti oggettive”, che “guidassero” la ricerca dei ricordi personali miei e delle protagoniste che avrei intervistato, per contenere al minimo le distorsioni che la nostra personale memoria umana tende a fare con il passare del tempo.
A tutte le persone da intervistare ho perciò distribuito quello che chiamammo il “Bozzone”, un testo che aveva all’incirca gli stessi capitoli del libro ma che contenevano solo brani di documenti e volantini relativi al tema di ogni capitolo e brevi miei “scritti di collegamento”. Lo schema che avevo scelto per la sequenza dei capitoli era contemporaneamente “cronologico” e “a temi” e così è rimasto.
Per la fortuna di tutte noi, ho potuto partire da “memorie salvate” in due testi:
– Ada Cinato, Cristiana Cavagna, Francesca Pregnolato Rotta-Loria (a cura di), La spina all’occhiello, Musolini Editore, Torino 1979
– Intercategoriale donne Cgil Cisl Uil, Il sindacato di Eva, Torino, Centrostampa Flm Piemonte, 1981
contenenti i volantini e documenti prodotti dall’Intercategoriale donne Cgil Cisl Uil di Torino, dalla nascita del gruppo fino al 1979 (il primo), dal 1979 al 1981 (il secondo).

Non ci sono parole per ringraziare i due gruppi di compagne che ebbero la lungimiranza di pubblicare la prima raccolta e la seconda in cui fu impegnata personalmente Alessandra Mecozzi.
Volantini e documenti del periodo successivo (1981-1986) se non “dispersi” erano comunque “disseminati” in archivi personali, in vari luoghi forse anche sindacali, e necessitavano di una lunga ricerca che i tempi del libro non consentivano.
Per questa parte è stata fondamentale la raccolta completa dei numeri del Bollettino delle donne e il prestito di archivi personali da parte di alcune intervistate a cui sono molto riconoscente. Materiale importante sul corso di 150 ore “Donne e salute mentale” è stato da me reperito nel Fondo Piera Zumaglino.
Anche i Manifesti sono stati reperiti con laboriose ricerche in archivi personali (Laura Fiori, Alessandra Mecozzi, Nicoletta Giorda) e alla Casa delle donne di Torino.
Non era nostra abitudine nella vorticosa attività degli anni Settanta documentare con fotografie ciò che facevamo. Qualcuna si è ricordata che Olivia Poli, allora giovane studentessa di medicina, aveva l’hobby di fare fotografie che stampava personalmente. Sono stata fortunata: Olivia aveva conservato le fotografie fatte all’epoca e altre sono emerse nel corso delle interviste.

Fonti orali
Poiché volantini e documenti non contengono ovviamente nella firma nomi di “persone”, l’individuazione dei “soggetti” e delle donne coinvolte in quella esperienza, la loro tipologia e la loro appartenenza sindacale è stata possibile solo grazie ai “ricordi” miei e delle protagoniste intervistate.
Sono partita da un primo nucleo di compagne, con cui avevo mantenuto rapporti negli anni, per costruire un primo elenco di numeri telefonici, e da qui, in un processo “ad albero” dove ognuna ricordava altri due o tre numeri, è stato possibile intervistare 40 protagoniste dell’Intercategoriale, tre compagne del Movimento delle donne e una compagna dell’Udi.
La raccolta delle interviste è avvenuta in un clima di grande e appassionato coinvolgimento. Tre gruppi hanno voluto fare interviste collettive per rivedersi e lavorare “insieme” come all’epoca dei fatti. Le testimonianze che ne sono scaturite, per la ricchezza dei vissuti e dei contenuti politici, sono il vero valore del libro.
Le donne che vissero quella esperienza erano molte più delle quaranta intervistate. Come ricorda Tina Fronte nella sua testimonianza, la nostra forza non stava solo nel fatto che alcune maturavano “idee geniali”, che quelle brave a scrivere stendevano i volantini, ma poi vi erano altre che li battevano a macchina e li ciclostilavano, e infine un numero ancora più grande, di fondamentale importanza, li distribuiva sul lavoro a migliaia di donne, raccoglieva le iscrizioni ai corsi di 150 ore, raccoglieva bisogni e idee largamente condivisi che arrivavano fino a noi. Grazie a Tina e alle sue vecchie rubriche telefoniche, gelosamente conservate, altri 50 nomi di donne di questa larga base attiva, hanno potuto almeno essere citati.

Un appello alle donne
Questa esperienza ha dimostrato la scarsa attenzione degli archivi generali (anche sindacali) alla conservazione del materiale prodotto dalle donne e, contemporaneamente ha dimostrato l’importanza degli archivi personali delle donne, conservati in case private o depositati presso Archivi delle donne (Fondo Piera Zumaglino).
Per questo il mio appello a tutte le donne è:
– scrivete : le vostre memorie personali sono importanti, e se non vi dovesse capitare di essere intervistate, andrebbero disperse
– conservate: abbiate la convinzione che ogni pezzo di carta che avete in casa, non è solo “un ricordo”, ma una “fonte scritta” storica importante
– disponete da subito il destino delle vostre carte: figlie, figli, mariti, parenti, anche i migliori e i più cari, potrebbero considerare “cartaccia” tutto ciò che avete conservato con cura e amore. E scegliete, nel prestito o nel dono dei vostri archivi, gli Archivi delle donne.

 Abstract:
La mia esperienza di stesura della storia dell’Intercategoriale delegate Cgil Cisl Uil nel volume Fare la differenza, Edizioni Angolo Manzoni, Torino 2007 ha dimostrato l’importanza delle fonti orali per la stessa strutturazione del volume. Poiché volantini e documenti ovviamente non contengono nella firma nomi di “persone”, l’individuazione dei “soggetti” coinvolti in quella esperienza, la loro tipologia e la loro appartenenza sindacale è stata possibile solo grazie ai “ricordi” delle protagoniste intervistate. La scarsa attenzione di archivi generali (sindacali o altro) alla conservazione del materiale prodotto dalle donne, ha inoltre dimostrato l’importanza degli archivi personali delle donne, “donati” a archivi delle donne (fondo Piera Zumaglino) o conservati in case private.

Abstract:
L’Intercategoriale Donne ha costituito nella seconda metà degli anni ‘70 uno dei laboratori più interessanti di connessione e confronto tra culture politiche diverse dentro e fuori il movimento delle donne. Un’esperienza che ha occupato una zona d’ombra nella riflessione storiografica. Nella sua storia si intrecciano infatti due diversi percorsi, da un lato quello di donne con un’esperienza sindacale consolidata, dall’altro quello di una più diffusa presa di parola che prese forma attraverso i corsi delle 150 ore, l’occupazione del Sant’Anna, il movimento dei consultori autogestiti. Un osservatorio privilegiato per mettere a fuoco l’incontro con il femminismo di una serie di soggetti rimasti estranei, nella prima metà del decennio ai ‘gruppi storici’.
Questa memoria si presenta, per i soggetti coinvolti e per la specificità delle pratiche politiche, assai meno codificata rispetto ad altre dimensioni del movimento delle donne, e richiede un confronto tra tipologie diverse di fonti e di archivi: che vanno dalla pubblicistica, alle fonti orali, agli archivi sindacali e territoriali.

Nicoletta Giorda. Nata nel 1948, sposata, due figli. Delegata sindacale Flm negli anni Settanta ha partecipato all’Intercategoriale donne Cgil, Cisl, Uil, alla redazione del Bollettino delle donne, alla Casa delle donne. Perito Aziendale in varie aziende, poi assistente editoriale alla Rosenberg & Sellier, oggi consulente gestione progetti e socia Ardp, ha curato il volume “Fare la differenza. Storia dell’Intercategoriale donne Cgil Cisl Uil 1975-1986”, Edizioni Angolo Manzoni, 2007.

Liliana Ellena. Ricercatrice precaria, si occupa da diversi anni di storia dei movimenti delle donne e di storia di genere. Negli anni più recenti ha affrontato il tema del rapporto tra memoria politica e ricerca storica in due contributi inclusi nei volumi collettivi “Donne e politica. La presenza femminile nei partiti politici dell’Italia repubblicana, Torino 1945-1990 “(Franco Angeli, 2005) e “Il femminismo degli anni Settanta” (Viella, 2005).